Le conclusioni del Consiglio europeo del 28 e 29 giugno sulle migrazioni
Il 28 e 29 giugno si è svolta a Bruxelles una riunione del Consiglio europeo, in cui i temi relativi alle migrazioni hanno rappresentato uno dei punti più importanti all’ordine del giorno dei 28 capi di Stati e di governo.
Il vertice era stato preceduto da un mini-summit informale convocato dal Presidente della Commissione europea per discutere sul tema dell’immigrazione e asilo. Alla riunione, svoltasi a Bruxelles il 24 giugno, hanno partecipato i capi di Stato e di governo di 16 Stati membri[1]. In tale occasione, il governo italiano ha presentato un proprio piano in dieci punti, European Multilevel Strategy for Migration[2]. Tra le proposte contenute, la creazione di centri di protezione internazionale nei paesi di transito e in vari paesi europei, il superamento di Dublino ed in particolare del criterio del paese di primo ingresso, la responsabilità condivisa per i migranti raccolti in mare. Nel corso della successiva riunione del Consiglio europeo, si è ampiamente discusso in merito al complesso di misure adottabili nella materia, anche alla luce delle richieste di maggiore solidarietà provenienti dall’Italia.
Pur contenendo le significative affermazioni che la gestione dei flussi migratori costituisce “una sfida, non solo per il singolo Stato membro, ma per l’Europa tutta” e che “l’UE resterà al fianco dell’Italia e degli altri Stati membri in prima linea”, le conclusioni adottate all’esito della riunione non contengono purtroppo obblighi precisi, ma solo impegni generici, in gran parte da attuarsi su base volontaria.
In particolare, si afferma che “coloro che vengono salvati, a norma del diritto internazionale, dovrebbero essere presi in carico sulla base di uno sforzo condiviso e trasferiti in centri sorvegliati istituiti negli Stati membri, unicamente su base volontaria”.[3] In questi centri verrebbe operata la distinzione tra i migranti irregolari, da rimpatriare, e persone bisognose di protezione internazionale, cui si applicherebbe il principio di solidarietà. Si specifica, in ogni caso, che tutte le misure nel contesto di questi centri sorvegliati, ricollocazione e reinsediamento compresi, saranno attuate su base volontaria, lasciando impregiudicata la riforma di Dublino.
Accanto ai centri creati nei paesi europei, il Consiglio europeo ha invitato il Consiglio e la Commissione a esaminare il concetto di “piattaforme di sbarco regionali”, in stretta cooperazione con i paesi terzi interessati e con l’UNHCR e l’OIM. Tali piattaforme dovrebbero agire operando distinzioni tra i singoli casi, nel pieno rispetto del diritto internazionale e senza che si venga a creare un fattore di attrazione. Questo aspetto specifico risponde anche alla sollecitazione formulata dal Presidente Tusk nella lettera di invito rivolta ai capiti di Stato e di governo prima del vertice, in cui menzionava alcuni punti su cui era auspicata la discussione[4]. Tuttavia, l’effettiva attuazione di piattaforme di sbarco appare piuttosto complessa anche in ragione della posizione negativa già espressa al riguardo da alcuni paesi terzi potenziali destinatari, tra cui Albania, Marocco, Tunisia, Kosovo, Algeria[5].
Al di là delle affermazioni contenute nelle conclusioni, appare determinante la riforma attualmente in discussione del sistema Dublino. Sul testo proposto dalla Commissione sono stati formulati significativi rilievi dal Parlamento europeo lo scorso novembre (che porterebbero a superare definitivamente il criterio del paese di primo ingresso prevedendo un meccanismo di redistribuzione, automatico ed obbligatorio) ed è stata presentata una proposta anche dalla ex Presidenza bulgara nella primavera di quest’anno (alla quale l’Italia insieme ad altri 4 paesi di frontiera si sono opposti).
Ulteriori passaggi significativi potrebbero emergere dalla riunione informale dei ministri dell’Interno, che si terrà a Innsbruck dall’11 al 13 luglio prossimi, nonché dal Consiglio europeo informale di Salisburgo, convocato il 20 settembre 2018 e dedicato alla migrazione, che si terrà sotto l’egida della presidenza austriaca, la quale ha già indicato l’immigrazione e la sicurezza tra le proprie priorità[6]. In occasione del Consiglio europeo di ottobre dovrà in ogni caso essere presentata una relazione sui progressi compiuti.
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[1] Francia, Germania, Italia, Spagna, Grecia, Belgio, Paesi Bassi, Malta, Bulgaria, Austria, Croazia, Slovenia, Danimarca, Finlandia, Svezia e Lussemburgo.
[2] Il testo è reperibile su: https://www.ansa.it/documents/1529851800903_Migranti.pdf.
[3] Cap. I, punto 6.
[4] Invitation letter by President Donald Tusk to the members of the European Council ahead of their meetings on 28 and 29 June 2018 disponibile su: http://www.consilium.europa.eu/it/press/press-releases/2018/06/27/invitation-letter-by-president-donald-tusk-to-the-members-of-the-european-council-ahead-of-their-meetings-on-28-and-29-june-2018.
[5] Cap. I, punto 5.
[6] https://interelgroup.com/blog/austrias-eu-presidency-2018-navigating-security-issues-brexit-and-the-ep-elections-2019/.