Che cosa è accaduto in Ungheria? Un’ambigua vittoria o un’ambigua sconfitta?
Questo news brief è pubblicato nell’ambito della linea strategica dell’ISMU su
Immigrazione e futuro dell’Europa
di Pierre Van Wolleghem
I due mesi appena trascorsi sono stati ricchi di eventi importanti. La Brexit in Europa, i negoziati di pace con le FARC in Colombia, il protrarsi del conflitto in Siria e… il referendum in Ungheria. La scorsa domenica gli ungheresi sono stati chiamati alle urne per esprimere il proprio voto sul ricollocamento obbligatorio dei richiedenti asilo nel proprio Paese. I risultati sono curiosi. Anche se il 98% dei votatnti si è detto contrario al ricollocamento obbligatorio, solo il 43% degli aventi diritto ha votato. Per legge, il referendum è valido solo con un quorum del 50%. Nonostante la mancanza di tale requisito, il primo ministro ungherese Viktor Orban dichiara che il risultato del referendum avrà senz’altro un effetto politico, anche a costo di una riforma costituzionale (BBC Europe, 2016b).
Un referendum con un quesito decisamente tendenzioso in un contesto ben preciso
Da come era formulato il quesito referendario, gli ungheresi erano invitati a esprimere un voto ben preciso: erano in sostanza chiamati a dire “no”. Il quesito, tradotto, risultava infatti essere il seguente: “Volete che l’Unione europea imponga l’insediamento forzato di cittadini non ungheresi sul territorio nazionale senza il consenso del parlamento?”. Tale quesito, oltre a una campagna per il “no” condotta dal Fidesz (il partito di Orban) e costata 32 milioni di euro (New York Times, 2016), ha toccato un tasto dolente – quello della sovranità – all’interno di un contesto ben preciso.
Innanzitutto, in Ungheria si è verificato negli ultimi tempi un afflusso di stranieri mai visto prima, e ciò ha portato la “questione immigrazione” in primo piano sia nel dibattito politico sia in quello pubblico. Come osserva Livia Ortensi in un fact sheet recentemente pubblicato dalla Fondazione ISMU, l’Ungheria ha registrato il più alto numero di richieste di asilo presentate nel 2015 (a tale riguardo, si veda la figura 2 qui sotto per l’importanza dell’opinione pubblica). In secondo luogo, il voto sulla Brexit, ma in special modo la campagna a suo favore incentrata sul tema dell’immigrazione, ha probabilmente dato ulteriore impulso a quei partiti dell’Europa già orientati a un rifiuto delle politiche migratorie europee (si veda per esempio il caso della Slovacchia un anno fa, Reuters, 2015). In terzo luogo, le tensioni presenti tra gli Stati membri dell’UE e il fallimento dei tentativi di revisione delle politiche europee in materia di asilo non lasciano sperare nella possibilità di un accordo affidabile sulla questione migratoria. L’impegno assunto nel 2015 per il ricollocamento di 160mila richiedenti asilo dalla Grecia e dall’Italia è stato adempiuto solo per il 5%, con un forte ritardo sulla tabella di marcia (The Guardian, 2015). Non da ultimo, il recente accordo con la Turchia, in un periodo di prolungata crisi interna allo stesso Paese turco, solleva la questione dell’attuabilità, oltre che quella della desiderabilità, di tale accordo (approfondimenti su come la crisi migranti divida l’Europa su BBC Europe, 2016a).
Che cosa è accaduto, dunque?
Ciò che si è verificato in Ungheria è un’affluenza alle urne decisamente bassa. Se consideriamo unicamente i voti validi, solo il 40,4% dell’intera popolazione avendo diritto al voto ha espresso la propria opinione sulla questione (National Election Office, 2016). Tutto questo in seguito a una campagna costata molto in termini di soldi ed energie, consumate dal governo allo scopo di diffondere timore con slogan come “Sapevate che gli attacchi terroristici di Parigi sono stati commessi da immigrati?” affissi su enormi cartelloni (BBC Europe, 2016c). È vero che negli anni l’affluenza ai referendum in Ungheria non è stata superiore di molto a quello del 2 ottobre scorso, come mostra la figura 1. Ma è anche vero che il tema dell’immigrazione ha assunto sempre più rilievo per l’opinione pubblica ungherese nell’ultimo anno e mezzo (vedi figura 2). In un quadro così contrastante viene necessariamente da chiedersi: cosa significa davvero questo 98%?
Sicuramente il referendum voluto da Orban non ha avuto il successo sperato. Anzi, è persino stato ostacolato in diversi modi, sia attraverso canali ufficiali, sia mediante contestazioni pubbliche. Da un lato, il partito liberale ha messo in discussione di fronte alla Corte Costituzionale il modo in cui il quesito stesso era stato formulato (BBC Europe, 2016c), tuttavia senza esito. Dall’altro, il partito satirico del Cane a Due Code ha avviato una contro-campagna, sostenuta tramite crowdfunding, che derideva i manifesti elettorali del Fidesz e che invitava gli elettori a invalidare la propria scheda. Come ha reso noto l’Ufficio Elettorale nazionale ungherese (2016), più di 220mila schede (corrispondenti al 6,27% dei votanti) sono state invalidate, il più alto numero di sempre riferito a elezioni ungheresi (EUObserver, 2016).
Questo 98% è di fatto preoccupante e non lascia presagire nulla di buono. Il suo vero significato, tuttavia, deve essere ancora spiegato. Ma ciò che soprattutto ci chiediamo è: qual è l’opinione, rimasta inespressa, della maggioranza? Perché non si sono recati tutti i cittadini alle urne?
Figura 1 – Affluenza ai referendum ungheresi (in rosso) e alle elezioni politiche (in blu), percentuale
Fonte: elaborazioni Ismu su dati dell’Ufficio Elettorale Nazionale, http://www.valasztas.hu/en
Figura 2 – Opinione pubblica e immigrazione in Ungheria, percentuale
Domanda: quali pensi che siano le due questioni più importanti che il nostro paese deve attualmente affrontare? (Due possibili risposte).
Fonte: elaborazioni Ismu su dati dell’Eurobarometro
Bibliografia
BBC Europe (2016a) ‘How is the migrant crisis dividing EU countries?’, BBC 4 March, available at http://www.bbc.com/news/world-europe-34278886 (accessed4 October 2016).
BBC Europe (2016b) ‘Hungary PM claims EU migrant quota referendum victory’, BBC 3 October, available at http://www.bbc.com/news/world-europe-37528325 (accessed4 October 2016).
BBC Europe (2016c) ‘Hungary poster campaign pokes fun at migrant referendum’, BBC Europe 10 September, available at http://www.bbc.com/news/world-europe-37310819 (accessed4 October 2016).
EUObserver (2016) Barbed wire and penises mock Orban’s referendum, 4 October, available at https://euobserver.com/political/135332 (accessed4 October 2016).
National Election Office (2016), National Referendum 02.10.2016, http://www.valasztas.hu/en/ref2016/481/481_0_index.html (accessed4 October 2016).
New York Times (2016) ‘Hungary votes against migrants, but too few to clear threshold’, Europe 3 October, available at http://www.nytimes.com/2016/10/03/world/europe/hungary-to-vote-on-accepting-more-migrants-as-europe-watches.html?_r=0 (accessed4 October 2016).
Reuters (2015) Slovakia files lawsuit against EU quotas to redistribute migrants, 2 December.
The Guardian (2016) ‘EU refugee relocation scheme is inadequate and will continue to fail’, The Guardian 9 March, available at https://www.theguardian.com/world/2016/mar/04/eu-refugee-relocation-scheme-inadequate-will-continue-to-fail (accessed4 October 2016).