Un quarto mandato per Angela Merkel?
Due settimane prima delle elezioni politiche, ci sono pochi dubbi sul fatto che Angela Merkel prenderà la guida del governo per un quarto mandato come Cancelliera. Malgrado l’importanza dell’immigrazione nell’opinione pubblica e la posizione relativamente aperta della Cancelliera sulla questione, non ci dovrebbero essere sorprese rispetto all’esito delle elezioni di questo mese.
Il background migratorio della Germania
L’immigrazione non è un fenomeno nuovo per la Germania. In effetti, il modello migratorio adottato da questo paese dopo la seconda guerra mondiale, ossia quello del GastArbeiter (lavoratore ospite), ha ispirato una serie di pratiche simili in tutto il continente europeo. Principalmente dagli anni Cinquanta, la Germania ha implementato una politica per lavoratori temporanei mirata a rispondere ai fabbisogni di un economia in rapida crescita. Accordi bilaterali sono stati stipulati inizialmente con diversi paesi europei: in prima istanza l’Italia, seguita da Spagna, Greciae Turchia; poi, dopo la costruzione del Muro di Berlino, con Marocco, Portogallo, Tunisia e Iugoslavia. L’ufficio federale del lavoro della Germania dell’Ovest ha aperto in questi paesi sportelli di reclutamento per selezionare i lavoratori e testare i loro skills. Nel il 1973, risultava impiegato sul territorio nazionale un totale di 2,6 milioni di lavoratori stranieri.
Tuttavia, con la crisi del petrolio nel 1973, la Germania, come la maggior parte dei paesi importatori di manodopera, ha cercato di fermare nuovi arrivi ed ha invitato i suoi lavoratori stranieri a tornare nei rispettivi paesi d’origine. Ma le politiche di rimpatrio non hanno prodotto l’esito desiderato e i lavoratori temporanei sono diventati residenti permanenti. La Germania, quintessenza della tradizione ius sanguinis, è diventata il teatro di un paradosso sempre più visibile: da una parte c’era l’acquisizione automatica di cittadinanza per gli Aussiedler (i tedeschi etnici) che nella migliore delle ipotesi parlavano appena il tedesco e che avrebbero avuto bisogno di costosi corsi di integrazione; e dall’altra c’erano i migranti nati in Germania, che vivevano, studiavano, lavoravano in questo paese senza esserne cittadini e senza alcuna possibilità legale di naturalizzazione. È solo nel 2000 che la legge sulla cittadinanza del 1913 viene riformata, liberalizzando la naturalizzazione per chi non è di origine tedesca. Questa riforma viene promossa dal governo Schroeder e la coalizione SPD-Greens in un contesto di forte sentimento anti-immigrazione nella popolazione e di vivace opposizione da parte della CDU/CSU.
L’immigrazione nella politica tedesca
La Germania è una destinazione molto ambita da chi cerca protezione o migliori opportunità economiche. Questo però non è gradito a tutti, come dimostrano la fondazione del movimento PEGIDA nel 2014 e la crescita del partito AfD nel corso degli ultimi anni. Il climax del sentimento anti-immigrazione in Germania potrebbe esser stato raggiunto a causa della politica delle “porte aperte” dell’agosto 2015, quando Berlino decide unilateralmente di sospendere il più controverso provvedimento del Regolamento di Dublino, così da accogliere un alto numero di richiedenti asilo.
Uno sguardo all’importanza dell’immigrazione nell’opinione pubblica conferma quanto i tedeschi guardino con preoccupazione a questo fenomeno. Come dimostra il grafico 1, la rilevanza del tema nell’opinione pubblica è aumentata costantemente dal 2012 per raggiungere il suo livello massimo, il 76% degli intervistati, nell’autunno 2015, subito dopo l’annuncio di Merkel riguardo all’accoglienza di richiedenti asilo. Anche se l’importanza del tema è in seguito decresciuta, rimane ancora a livelli significativi.
Grafico 1 – L’importanza dell’immigrazione per la Germania nell’opinione pubblica, primavera 2007-primavera 2017
Fonte: elaboraazioneIsmu su dati Eurobarometer, Domanda: “What do you think are the two most important issues facing [your country]?”
Nella primavera 2017, circa il 37% degli intervistati considerano l’immigrazione come uno dei temi più importanti che la Germania deve affrontare, mostrando come la questione risulti ancor più sentita della disoccupazione (ritenuta prioritaria dall’8% degli intervistati in Germania, ma considerata la questione più importante nell’UE28), o delle politiche socio-sanitarie (viste come prioritarie dal 13% degli intervistati in Germania) (Eurobarometer 87, 2017: 11).
Interessante è l’effetto che sembra aver avuto l’annuncio della politica delle “porte aperte” sul successo dell’AfD nei sondaggi di opinione. A partire dalla sua creazione, l’AfD ha riscontrato un sostegno del 5-7%, percentuale che, con quest’annuncio, ha registrato un rapido aumento fino al 14% (grafico 2). Tale tendenza si è però interrotta, malgrado la continuità politica al governo, per attestarsi su livelli più moderati, intorno al 9%. Mentre Merkel mantiene una posizione relativamente liberale sull’immigrazione, le preoccupazioni dell’opinione pubblica sul tema non sembrano dissuadere l’elettorato dal sostenere la stabilità politica. La CDU raccoglie un po’ meno del 40% di opinioni favorevoli, mentre il suo competitor principale, Schulz (SPD), la segue a più di 10 punti percentuali.
Grafico 2 – Riassunto dei sondaggi di opinione per i sei partiti principali in Germania, ott. 2013- sett. 2017
L’elezione generale
La CDU/CSU non dovrebbe verosimilmente raccogliere più del 50% dei voti e quindi, per governare, dovrà costruire una coalizione. In ogni caso, è prevedibile che la posizione attuale della Germania sull’immigrazione o sull’Unione Europea resterà immutata. Soprattutto considerando che l’oppositore principale della CDU/CSU, il SPD, è anche un probabile futuro partner. Infatti, Angela Merkel stessa ha già governato due volte con il SPD, per il suo primo e terzo (attuale) mandato. Con un elettorato desideroso di continuità, la Grande Coalizione è un opzione molto probabile.
L’AfD, che una volta rappresentava un pericoloso avversario soprattutto nel 2016, quando il suo consenso era aumentato sull’onda delle aggressioni sessuali del Capo d’Anno, è crollato dall’interno e non rappresenta più una minaccia nelle elezioni di quest’anno. Detto ciò, mentre il partito non aveva superato la soglia del 5% per entrare al Bundestag nell’elezione generale del 2013, per quest’anno è prevedibile un sostegno più ampio, con l’ottenimento di qualche seggio alla Camera bassa, fatto non ancora verificatosi, per un partito di estrema destra, dopo la seconda guerra mondiale.