Novità editoriali – Anno 2016
Migrant Integration in Sweden.
Main Emerging Issues from the Fieldwork
by Veronica Riniolo, december 2016
Nel corso degli ultimi vent’anni, e con particolare riferimento al periodo più recente, la Svezia ha vissuto numerosi cambiamenti sia in termini di flussi migratori sia di politiche in materia di immigrazione e integrazione.
Il paper presenta i risultati di una ricerca sul campo condotta in Svezia tra il 2012 e il 2013. La ricerca ha inteso verificare la coincidenza o la non coincidenza – parziale o totale – tra i principi e gli ideali dichiarati dagli organismi ufficiali da un lato e le modalità con le quali le politiche sono effettivamente implementate e, quindi, tradotte nei vari settori e ambiti della società dall’altro.
Il paper conclude mettendo in luce una serie di gap tra il livello delle policies e i processi di inclusione dei migranti.
The consistency of the link between EU scepticism and immigration issues.
A descriptive analysis of party positions
by Pierre Georges Van Wolleghem, October 2016
The present paper is published in the framework of Fondazione ISMU’s strategic line of research Immigration and the future of Europe
The Brexit referendum marked a no-return point in the history of the European construction. First member state ever to leave the Union, the UK was the theatre of a fierce campaign opposing positions on immigration to economic interests. Now that the anti-immigration camp seems to have won the game, this paper proposes to step back a little bit and consider the consistency of the link between EU scepticism and position on immigration for political parties across Europe and over the last ten years. I show that if the UK may well be a one-of-a-kind instance, the link between the two issues does exist across EU member states over time.
Ventiduesimo Rapporto sulle migrazioni 2016
L’Europa è stata investita nel 2015 da un’ondata migratoria senza precedenti: oltre un milione di migranti, provenienti principalmente dall’Africa e dal Medio Oriente, ha attraversato il Mediterraneo per approdare nel vecchio continente. Di fronte a una crisi umanitaria di tale portata, l’Unione europea ha mostrato segni di fragilità: alcuni Stati membri hanno infatti messo in discussione il trattato di Schengen e il Regno Unito ha addirittura scelto si abbandonare l’Unione.
In questo Ventiduesimo Rapporto la Fondazione Ismu mette in evidenza come i fenomeni migratori e le complesse sfide che essi portano con sé stiano costituendo un banco di prova, non solo per le politiche europee di immigrazione e asilo, ma anche per la tenuta stessa dell’Unione.
Il volume dedica particolare attenzione anche all’analisi della popolazione straniera in Italia che ha raggiunto al 1° gennaio 2016 5,9 milioni di presenze. Oltre alle consuete aree di interesse (demografia, normativa, lavoro, scuola, salute), il Rapporto approfondisce quest’anno alcuni temi di grande attualità come quello dei minori stranieri non accompagnati e il fenomeno del radicalismo islamico.
Baby gang di minori stranieri immigrati in Italia:
uno studio eplorativo
di Simona Raspelli. Paper, novembre 2016
A partire da alcuni fatti di cronaca più recenti l’obiettivo da cui prende origine il presente contributo è quello di esplorare l’attuale situazione relativa al fenomeno delle baby gang composte da minori stranieri immigrati in Italia, attraverso la ricerca di materiale il più possibile aggiornato e l’interazione con attori sociali potenzialmente coinvolti sul tema a vari livelli, dalla prevenzione alla gestione.
Dopo una prima parte più descrittiva che propone, accanto a una riflessione sull’influenza mediatica sul tema in analisi, anche alcune piste interpretative sul fenomeno e sul contesto in cui si inserisce, il presente contributo presenta i risultati di una ricerca esplorativa effettuata più sul campo.
Ad esempio, l’episodio del capotreno aggredito col machete nel giugno del 2015 alla periferia nordovest di Milano dagli appartenenti alla “gang di latinos MS13” (cfr. IlFattoQuotidiano.it, 13 giugno 2015).
Le acquisizioni di cittadinanza italiana
di Alessio Menonna. Fact sheet, novembre 2016
Nel 2014 per la prima volta il numero di cittadinanze italiane concesse a stranieri maschi ha quasi eguagliato quelle concesse a straniere femmine, 42.576 a 42.950, ovvero il 49,8% del totale per i maschi contro il 50,2% per le femmine, mentre erano 3.968 contro 9.450 nel 2003, ovvero meno del 30% del totale per i maschi, e 30.890 contro 34.788 ovvero il 47% del totale per i maschi un decennio prima ovvero l’anno precedente agli ultimi dati disponibili del 201.
A picture of Hungary migration context after the referendum failure
by Livia Ortensi. Fact sheet, October 2016
The present paper is published in the framework of Fondazione ISMU’s strategic line of research Immigration and the future of Europe
On October 2016 a referendum initiated by the government and related to the European Union’s mandatory quotas for relocating migrants was held in Hungary. The kvótanépszavazás or kvótareferendum (quota referendum) was only a partial victory for Prime Minister, Viktor Orban. In fact those who participated to the referendum overwhelmingly voted “no” in order to reject the relocation of new asylum seekers, but the number of voters was not enough for the result to be considered valid. The vote was anticipated by a very harsh propaganda against asylum seekers and foreigners that portrayed migrants as a danger to Hungarian society. The campaign promoted many deceptive messages accusing for example migrants and asylum seekers of diffused sexual harassment crimes in Europe and even for the Paris terrorist attacks.
L’islam nelle carceri italiane
di Antonio Cuciniello. Paper, ottobre 2016
La popolazione detenuta in Italia è una realtà composita e complessa, e i cambiamenti demografici in atto in Italia influenzano inevitabilmente in modo diretto anche la sua composizione. Se nei primi anni ’90 gli stranieri rappresentavano poco più del 15% dei carcerati, oggi questi raggiungono il 35% del totale (18.311, di cui 17.441 uomini e 870 donne).
Da un punto di vista religioso, oltre alle presenze di cristiani di diverse confessioni, indù, sikh e buddisti, tra gli stranieri in regime di detenzione, la religione islamica è in percentuale quella prevalente. Un indicatore significativo è rappresentato dalla consistenza della componente maghrebina (Marocco: 3.146; Tunisia: 1.996; Algeria: 403), di cui la maggior parte si dichiara, o è presumibilmente, di fede islamica. Perciò, considerando anche i reclusi di provenienza asiatica e dall’Africa nera, si può stimare che più di un detenuto straniero su tre sia musulmano.
Il volto plurale dell’islam:
sunniti e sciiti tra Paesi di origine e contesti di migrazione
di Antonio Cuciniello. Fact sheet, luglio 2016
Nel presente paper, accanto agli aspetti storico-contestuali, dottrinali e quelli più prettamente legati alle comunità immigrate di fede islamica nel nostro Paese, saranno illustrati alcuni elementi peculiari di una civiltà che troppo spesso viene connessa esclusivamente a fragili situazioni politiche, se non a conflitti endemici.
Islam e alimentazione
di Antonio Cuciniello, luglio 2016
Nello scenario delle migrazioni internazionali, le religioni si pongono come un elemento ulteriormente caratterizzante le diverse provenienze e appartenenze. Nel più ampio discorso sul dialogo interculturale, possono rappresentare un’importante occasione per tutti per ri-scoprire la propria identità culturale in contesti contraddistinti da un significativo pluralismo religioso e per contrastare forme di chiusura e di “radicalismo”, valorizzando sia le specificità di ciascuna comunità sia gli elementi comuni che si prestano a favorire incontri e dialoghi.
Nel presente documento ci si propone di illustrare la tematica dell’alimentazione nella concezione islamica.
L’immigrazione straniera nella Provincia di Sondrio
di Valeria Alliata, Marta Lovison e Alessio Menonna
Da inizio secolo la popolazione proveniente da Paesi a forte pressione migratoria in Provincia di Sondrio è più che quadruplicata, oltrepassando al 1° luglio 2015 la soglia delle 10mila unità anche se l’aumento si è registrato quasi per intero fino al 2009, quando si sono superate le 9mila unità di presenza, a partire dalle 2.500 del 1° gennaio 2001. Gli irregolari nel soggiorno sono nel 2015 il 6% degli stranieri presenti, contro il 24% d’incidenza ad inizio secolo. Dietro al Marocco (2.190 presenze) si segnalano oggi quattro provenienze est-europee (Romania, Ucraina, Albania, Moldova) e in generale da inizio secolo al 2015 si è registrato un progressivo passaggio da una maggioranza di uomini ad una di donne, un aumento dei titolo di studio, maggiori anzianità migratorie, una crescita della quota di persone in affitto assieme alla propria famiglia. Per quanto riguarda il sistema di accoglienza nel territorio di Sondrio si sono rilevate 10 strutture per un totale di 113 posti letto disponibili, e al 1° aprile 2015 i posti disponibili risultavano il 23% del totale; l’87% degli ospiti a tale data era di cittadinanza straniera con una significativa presenza di rifugiati o richiedenti asilo (31%).
L’immigrazione straniera nella Provincia di Lodi
a cura di Alessio Menonna
Dal 1° gennaio 2000 al 1° luglio 2015 la popolazione proveniente da Paesi a forte pressione migratoria in Provincia di Lodi è più che quintuplicata – da meno di 6mila unità ad oltre 30mila – ma tale crescita si è registrata quasi per intero dal 2002 alla prima metà del 2009. Gli irregolari nel soggiorno sono oggi meno del 5% del totale degli stranieri presenti, mentre erano quasi il 30% nel 2000. Forte è oggi la presenza rumena (oltre 8 mila unità) davanti a quelle albanese, egiziana e marocchina (circa 3mila a testa). Si notano inoltre una tendenza verso l’equilibrio di genere nel tempo, un decremento della quota di ultraquattordicenni senza titolo di studio, appartenenze religiose musulmane in diminuzione d’incidenza relativa, maggiori anzianità migratorie. Negli ultimi due anni si sono registrati progressivi record negativi per la quota di ultraquattordicenni occupati a tempo indeterminato (in diminuzione) e disoccupati (in crescita), ma per il momento ancora con una sostanziale tenuta delle condizioni abitative ancora generalmente discrete rispetto alla situazione d’inizio secolo.
The Role of Caregivers in the Italian Welfare System
di Veronica Merotta, Agosto 2016
Over the recent years caregivers have become increasingly important in the Italian society in meeting the growing family demand for care that public administrations often underestimate or even neglect. Historically, the Italian welfare system has always approached the issue of a growing population mainly by funding the pension system, at the expenses of other social policies, including those on family welfare.
The current organization of work no longer allows family members to take charge of other members personally as it happened in the past, and this has contributed to the emergence of caregivers. However, this puts a heavy economic, tax and organizational burden on households, while it constitutes for caregivers an absorbing occupation that is often hard to handle, in terms of emotional and physical load. Many caregivers are confronted with a dual life between their country of origin and their host country. One in two caregivers is indeed foreign-born, and most of the labour force is constituted by women. The national and international contexts provide both families and caregivers with viable alternatives to the current self-produced and costly welfare system.
IL VENTUNESIMO RAPPORTO SULLE MIGRAZIONI 2015 È ORA DISPONIBILE ANCHE IN INGLESE
The Twenty-first Italian Report on Migrations 2015
Edited by Vincenzo Cesareo
Il rapporto analizza i nuovi scenari delle migrazioni che stanno emergendo in Italia e nel resto d’Europa. Si evidenzia come, nonostante una riduzione delle richieste per motivi di lavoro e un consolidamento di quelle per motivi familiari, vi è stato un aumento significativo delle domande di protezione internazionale. Il Rapporto prende in esame diverse aree di interesse prestando particolare attenzione alla scena internazionale e alle politiche europee nel Mediterraneo.
Gli immigrati nei sistemi locali del lavoro italiani: caratteristiche e prospettive di un modello di insediamento
di Giacomo Balduzzi, luglio 2016
Il paper si propone di studiare le specificità del modello di insediamento territoriale dei migranti in Italia. Tali specificità sono rintracciabili nel legame che storicamente intercorre tra il fenomeno migratorio in Italia, nelle sue diverse espressioni (emigrazione, migrazione interna e immigrazione), e i profondi squilibri sociali ed economici tra diverse regioni e aree geografiche della penisola. Dai dati dell’ultimo Censimento emerge che i sistemi locali del lavoro con la maggiore incidenza di immigrati in Italia sono soprattutto aree a sviluppo diffuso a forte concentrazione manifatturiera, in particolare distretti industriali. Tale tendenza, tuttavia, si è interrotta in seguito alla crisi del 2007-2008. Negli anni più recenti si registrano da un lato la fuoriuscita di addetti stranieri dai sistemi manifatturieri, soprattutto del Nord Est, dall’altro maggiori possibilità occupazionali nel settore primario, molto diffuso nelle regioni meridionali, e nei servizi a bassa qualifica, tipici delle aree metropolitane
L’immigrazione straniera in italia:
tendenze recenti e prospettive
di Alessio Menonna, luglio 2016
Spesso – e giustamente viste le tragedie, gli sfruttamenti e il traffico correlato – il primo pensiero comune, mediatico e politico, in tema di immigrazione è rivolto ai cosiddetti “sbarcati”. Che rappresentano la componente dei migranti che più scuote le coscienze, interroga e divide, impegna le istituzioni e gli enti di volontariato. E forse il primo pensiero comune è ancora oggi a Lampedusa, alla tragedia dei “suoi” morti; al governo dei flussi di accoglienza. Alle cosiddette “ondate migratorie”, all’impossibilità di gestire l’emergenza in una così piccola isola. Fino alla giusta rivendicazione di una più equa ripartizione di impegni di ospitalità dei richiedenti asilo tra gli stati membri dell’Unione Europea.
In questo contesto gli ingressi non autorizzati via mare in Europa sono stati sì più di un milione durante il 2015, ma la maggior parte ovvero oltre 850mila in Grecia (contro i 40mila dell’anno precedente 2014, rotta dalla Turchia) e circa 150mila in Italia (contro i 170mila del 2014, rotta dalla Libia).
Sweden: a Country of Opportunities and Constraints for Migrant Integration
by Veronica Riniolo, June 2016
Nell’immaginario collettivo la Svezia rappresenta uno dei paesi più democratici ed egualitari al mondo. Tuttavia i recenti cambiamenti che hanno interessato questo paese nordico richiedono una riflessione più approfondita sui possibili sviluppi sociali e politici.
La crisi dei rifugiati (nel 2015 la Svezia ha ricevuto ben 163mila richiedenti asilo) ha messo a dura prova il governo delle migrazioni così come la stessa tenuta della società. Alla luce di tale contesto in evoluzione, il paper ricostruisce la storia dei flussi migratori e delle politiche di integrazione a partire dalla Seconda Guerra Mondiale fino ai giorni nostri al fine di offrire un quadro il più possibile esaustivo dei cambiamenti occorsi negli ultimi decenni e per comprendere le risposte della Svezia al massiccio arrivo di richiedenti asilo e rifugiati.
Alunni con cittadinanza non italiana. La scuola multiculturale nei contesti locali. Rapporto nazionale A.s. 2014/2015
a cura di Mariagrazia Santagati (Fondazione Ismu) e Vinicio Ongini (Miur)
Il volume si propone di approfondire, con analisi statistiche puntuali, le caratteristiche della presenza degli alunni con cittadinanza non italiana in tutti i livelli scolastici, allo scopo di monitorare l’evoluzione del fenomeno in Italia tramite l’adozione di un approccio longitudinale. Pur focalizzandosi sugli alunni stranieri nell’a.s. 2014/15, si è inteso anche evidenziare discontinuità e ricorrenze entro un arco temporale prolungato, riproponendo indicatori utilizzati nei rapporti precedenti ma anche introducendone di nuovi.
Il sottotitolo del Rapporto di quest’anno – “La scuola multiculturale nei contesti locali” – si riferisce alla tematica specifica scelta per questa edizione: particolare attenzione è dedicata alle differenze territoriali e alle caratteristiche degli alunni e delle istituzioni scolastiche che si collocano nelle diverse regioni, province e comuni italiani.
Questa scelta deriva dalla consapevolezza che è proprio nei contesti locali che si realizza la concreta integrazione degli studenti stranieri, ambiti in cui è necessario affrontare i problemi connessi con l’eccessiva concentrazione scolastica su base etnicoculturale, ma anche in cui si possono sviluppare strategie per creare ambienti educativi inclusivi e positivi per l’apprendimento di tutti gli allievi.
Il ruolo delle assistenti familiari nel welfare italiano
di Veronica Merotta, maggio 2016
L’assistenza familiare rivolta in particolare alla cura degli anziani è una professione nata recentemente per soddisfare un bisogno familiare in aumento, poco o per nulla accolto dalle istituzioni pubbliche. Storicamente, infatti, il welfare state italiano si è interessato prevalentemente di tutelare l’anzianità finanziando soprattutto il sistema di previdenza sociale, a discapito di altre politiche sociali, tra cui il welfare familiare. Mentre in passato l’organizzazione della vita ha permesso una presa in carico diretta dei propri bisogni familiari, i ritmi attuali di lavoro spesso non lo permettono, pertanto è nata la figura dell’assistente familiare. La produzione di un welfare in autonomia da parte delle famiglie, però, porta con sé diversi svantaggi di natura economica, fiscale e gestionale. Per gli assistenti domiciliari costituisce una forma occupazionale particolarmente totalizzante e difficile da condurre, da un punto di vista emotivo oltre che fisico, che si trova a condurre una duplice esistenza, divisa tra paese d’origine e paese ospitante. Infatti, la figura del badante, in circa un caso su due, è ricoperta da una persona con cittadinanza non italiana, più spesso donna.
A questa modalità di welfare auto-prodotto e oneroso sia per le famiglie che lo richiedono sia per le badanti, esistono delle valide alternative, provenienti dal panorama nazionale e internazionale.
Rapporto 2015. Gli immigrati in Lombardia
a cura di Vincenzo Cesareo. Aprile 2016
L’Osservatorio Regionale per l’integrazione e la multietnicità (ORIM) presenta in questo Rapporto 2015 la fotografia aggiornata della presenza immigrata in Lombardia, analizzandone gli aspetti demografici e le principali caratteristiche socio-economiche, anche alla luce degli importanti mutamenti che stanno caratterizzando lo scenario internazionale a fronte delle situazioni di conflitto che caratterizzano le regioni del Medio Oriente e del Nord Africa e dei perduranti effetti della crisi economica che ha investito anche la realtà lombarda.
Con continuità e sistematicità anche il volume di quest’anno presenta e analizza i dati sul fenomeno migratorio, osservandone le dinamiche e cogliendone i principali aspetti di cambiamento a livello regionale e locale.
Limmigrazione straniera in Lombardia. La quindicesima indagine regionale. Rapporto 2015
a cura di Gian Carlo Blangiardo. Aprile 2016
La qindicesima indagine regionale dell’ORIM, relativa all’anno 2015, mette in luce come, proseguendo una tendenza avviata da qualche anno, la dinamica dei flussi migratori dall’estero sembri aver definitivamente accantonato una crescita numerica impetuosa per orientarsi sempre più verso un percorso di miglioramento “qualitativo” sul piano del radicamento e dell’integrazione nella società ospite.
Si tratta di un’inversione di rotta che certamente riflette le persistenti difficoltà economico-occupazionali e le minori opportunità di reddito determinate dal perdurare della crisi economica, ma che rappresenta anche un segnale di maturazione del fenomeno migratorio. Un cambiamento che, come ben testimoniano i dati che vengono esposti nel volume, consegna l’immagine di una popolazione che alla conquista di un importante peso demografico nel panorama lombardo accompagna caratteristiche strutturali e condizioni di contesto che spesso lasciano intendere progetti di stabilità destinati a protrarsi in via definitiva.
Le famiglie transnazionali tra vincoli e opportunità
di Antonella Balestra e Alessandra Cipolla. Marzo 2016
Negli ultimi due decenni si è visto crescere in maniera esponenziale l’interesse degli studiosi verso le pratiche migratorie transnazionali. Ma se la migrazione poteva un tempo essere vista come un fenomeno quasi esclusivamente individuale, ora risulta pressoché impossibile non considerare il ruolo fondamentale della famiglia. La centralità della rete familiare riguarda ogni fase del processo migratorio: dalla stessa decisione di partire, alla scelta del Paese e del momento in cui migrare, agli sviluppi e alle molte problematiche che la migrazione comporta. Fra queste, una questione che ha recentemente richiamato l’attenzione di ricercatori e studiosi riguarda ciò che accade ai famigliari rimasti in patria.
Il dibattito è aperto e in continua evoluzione. Le tradizioni culturali del Paese di origine, così come i processi psicologici che intervengono durante e dopo il processo migratorio, concorrono a dipingere un quadro dalle molteplici sfumature che, solo se considerate nella loro totalità e armonia, riescono a restituirne il senso e la complessità.
Reproductive Health of Migrant Women in Italy and Europe
by Lia Lombardi. February 2016
The about 17 million migrant women in the EU countries have significantly higher fertility and abortion rates than their native counterparts, but access to reproductive health services is not always available to them. Notwithstanding the EU provision, which recommends that member states legislate in favour of reproductive health and make it accessible, the legislation on mi-gration and health policies very often discriminates against migrant women. The elective abor-tion of migrant women has fuelled a heated debate in several European countries: the most controversial issues concern the high abortion rates (for example in Norway, Spain and Italy); the access to abortion for foreign non-residents or undocumented women (as in the Czech Republic and France) and sex-selective abortion (in Sweden and Netherlands). Starting from these issues the paper analyses three aspects of induced abortion: a) abortion rates among mi-grant women and their related social conditions; b) health and social policies for migrant women; c) access to safe and legal abortion in the EU.
A Different yet Equal Opportunity. Innovative Practices and Intercultural Approach in Initial VET
Edited by Mariagrazia Santagati. February 2016