Sbarchi

Perché sono aumentati gli sbarchi in italia (o Europa?)

L’aumento vertiginoso del numero di ingressi non autorizzati via mare è il risultato di una serie di fattori demografici, economici, politici, psicologici e di nuove opportunità. Innanzitutto inerziale è il crescente aumento demografico in Africa, con sempre più giovani che non trovano occupazione nel proprio paese. Più sottaciuto è invece l’abbandono da parte italiana dello strumento del decreto-flussi – quote annue di ingresso a quegli stati che in cambio sottoscrivevano accordi di controllo dell’immigrazione clandestina e di riammissione dei propri concittadini immigrati irregolarmente — segnala sì ai Paesi d’origine il “sold out” del mercato del lavoro nazionale, ma sposta la pressione migratoria sui canali irregolari e abolisce i patti di controllo e riammissione con gli stati cofirmatari. Contestualmente, e soprattutto, l’avvio di Mare Nostrum con la scelta di portare in salvo le barche dei migranti già a pochi chilometri dalle coste di partenza ha di molto ridotto i rischi di morte durante la navigazione a tutto merito umanitario dell’Italia, ma la coscienza del minor rischio ha moltiplicato il numero di persone che ora se lo assumono, e senza più neanche necessitare di grandi organizzazioni criminali di scafisti, per un viaggio apparentemente meno impegnativo e, tra parentesi, senza più impattare sulle economie turistiche e ittiche lampedusane (i pescatori, non dovendo più soccorrere i migranti, non rischiano più nemmeno il sequestro del mezzo e incriminazioni quali possibili scafisti). La percezione di un tale probabile e veloce destino di libertà sono un ultimo fattore di attrazione per i migranti, poiché per evitarne il costo del soggiorno, del riconoscimento e delle procedure di richiesta d’asilo politico, subito e celatamente vengono lasciati andare dove vogliono: ovvero spesso in Nord Europa.

Ultimi dati

Nei primi otto mesi e mezzo “sbarcati” in 129mila

Da inizio anno al 15 settembre 2014 si sono verificati 787 “eventi migratori illegali” via mare — mediamente poco più di tre al giorno — con oltre 129mila persone sbarcate e una media di 164 persone coinvolte in ogni “evento”, ovvero circa 500 migranti non autorizzati al giorno. Come noto, tale valore è il più elevato mai registrato in Italia e in meno di nove mesi è già superiore al doppio del precedente record storico relativo ai dodici mesi del 2011 (63mila), l’anno della cosiddetta “Emergenza Nord Africa”. Negli stessi mesi gli sbarcati nel 2013 erano stati meno di un quinto di quelli del 2014 e in tutto il 2012 un decimo. In questo contesto Lampedusa, Linosa e Lampione da inizio anno a metà settembre hanno visto meno di 4mila sbarchi, contro gli oltre 10mila dello stesso periodo del 2013 e, ad esempio, i 52mila del 2011. Di contro le altre località della Sicilia contano già a metà settembre 87mila sbarcati, sette volte e mezzo quanti nello stesso lasso di tempo del 2013, e a fronte dei soli 5mila nell’intero 2011. È chiaro, dunque, che sono cambiate le rotte delle migrazioni irregolari, sempre e sempre più spesso verso la Sicilia ma non più verso Lampedusa, anche in virtù dei dispositivi Mare Nostrum e Frontex, che nei primi otto mesi e mezzo del 2014 hanno soccorso e trasferito 35mila migranti — il 27% degli sbarcati — per il 41% in Puglia, il 35% in Calabria e il 24% in Campania. Per quanto riguarda i porti di provenienza si rafforza invece sempre più il ruolo della Libia, da dove nei primi otto mesi e mezzo del 2014 sono partiti più dell’86% degli sbarcati, a fronte del 60% nello stesso periodo del 2013 (allora con un’incidenza del 20% riferibile all’Egitto), mentre durante il 2012 erano solo il 38% (quando il 21% proveniva dalla Grecia, il 17% dalla Tunisia e il 13% dalla Turchia).

Se è vero, infine, che 29mila delle nazionalità dichiarate allo sbarco da inizio anno al 15 settembre sono siriane (+153% rispetto all’intero 2013), ben 31mila sono eritree (+464%) e poi 8mila maliane (+382%), 6mila a testa — sempre dall’Africa, più ancora che da Palestina, Pakistan o Bangladesh — nigeriane e gambiane, 4mila somale.

Ultimi dati relativi agli sbarchi. Sbarchi sulle nostre coste e esiti delle attività di cooperazione con i Paesi Terzi.  ConsultaVedi gli altri dati

Continua il dramma degli sbarchi

All’interno di un contesto europeo in cui ai tradizionali Paesi di immigrazione – in primis Germania, Regno Unito e Francia – si sono affiancati più di recente soprattutto Spagna e Italia, anche sul nostro territorio nazionale si può parlare oggi di una fase di stabilizzazione, regolarizzazione e radicamento del fenomeno migratorio generale.
Infatti, nonostante flussi di cittadini africani in Italia doppi rispetto a quelli indirizzati, ad esempio, in Germania, nonostante gli enfatizzati “sbarchi in Sicilia” (da inizio anno circa 70mila), e nonostante le molte assistenti domiciliari est-europee, il grosso dei 5 milioni di migranti in Italia è composto soprattutto da famiglie sempre più spesso con figli e non da singoli individui. E si concentrano soprattutto nelle aree più centrali e produttive del Centro-nord. A differenza degli anni ’90 la stragrande maggioranza è regolare nel soggiorno (semmai irregolari sono i contratti di lavoro). La frontiera di ingresso è più spesso quella Est (non quella via mare), spesso per ricongiungimenti familiari e meno per motivi economici, vista la crisi.
Così, se paragoniamo in numeri ci rendiamo conto che, a fronte di decine di migliaia di sbarcati all’anno sulle coste italiane, nel nostro paese gli alunni stranieri sono 800mila e i minorenni un milione. È certo che per il 2014 si è già superato il record storico dei 63mila sbarcati del 2011, ma il flusso proveniente dall’Africa, pur essendo drammatico per i suoi morti, non rappresenta numericamente il grosso dell’immigrazione in Italia.

Sbarchi da record: nei primi tre mesi del 2014 sono già arrivati in Italia 5,6mila profughi

Nello stesso periodo del 2013 sono stati solo 476
Da inizio anno al 4 marzo sono “sbarcate” in Italia 5,6 mila persone, di cui il 94% partite dalla Libia e il 98% giunte in Sicilia. Si tratta soprattutto di maliani, gambiani, somali, senegalesi, siriani ed eritrei, che però coprono solo poco più della metà d’un più ampio spettro di provenienze complessive. Dal 1° gennaio al 4 marzo dello scorso anno gli sbarcati erano stati invece 476, ovvero poco più di un dodicesimo di quanti registrati nello stesso periodo iniziale del 2014. L’aumento esponenziale degli sbarchi invernali si spiega in parte col fatto che le temperature di quest’inverno sono state particolarmente miti.
Allo scorso 4 marzo (2014), inoltre, erano 10mila le presenze in carico ai vari Cda, Cara e Cpsa italiani — di cui 3,9 mila a Catania (Mineo) e 1,5-1,6 mila a testa a Crotone e a Bari — e ulteriori 469 nei Centri di Identificazione ed Espulsione.

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Le tragedie del Mediterraneo

Le agenzie di stampa hanno contato 20mila morti negli ultimi 20 anni, ma oltre 1.800 nel Canale di Sicilia nel solo 2011 e le recenti tragedie del 2013 rischiano di replicare tale valore per l’anno in corso; l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni ne ha stimati 25mila dal ‘93 ad oggi, con una crescita recente nell’ultimo biennio.
Che, anche considerando i “viaggi fantasma”, i morti siano “relativamente pochi” in Italia rispetto agli sbarcati — si parla di un morto ogni 75 passeggeri per la rotta tunisina ma di uno ogni 17 per quella libica — è dato insensibile di fronte alle quasi quotidiane tragedie personali, familiari e di comunità; pur se è da rilevare come gli stessi ingressi non autorizzati via mare in toto siano circa un decimo degli arrivi clandestini in Italia e in misura numerica incomparabile con la normalità del fenomeno migratorio complessivo, che conta 5 milioni di unità. In altri termini, la questione degli sbarchi è senz’altro “di sicurezza” e di primaria importanza perché poste in palio sono vite umane (di cui, sarebbe da aggiungere, non c’è un pari interesse del pubblico europeo se sistematicamente denutrite o impegnate in conflitti civili intra-africani); così come nell’ambito (anche) della sicurezza è da contestualizzare il fenomeno molto più ampio delle presenze irregolari; ma i sopravvissuti alle tragedie del mare sono una modestissima minoranza degli arrivi irregolari in Italia (ed Europa), a loro volta una piccola quota dei 5 milioni di migranti complessivi: famiglie, giovani, lavoratori, imprenditori, regolari, disoccupati, persone anche in difficoltà e che patiscono la crisi economica.

Per approfondimenti consulta I numeri dell’immigrazione