Elezioni ceche: ci sarà un Czechxit?

di Pierre Georges Van Wolleghem

10 Ott. 2017

 

“Non vendere la pelle dell’orso prima di averlo ucciso”

Laurentius Astemius

 

Dopo che il rischio di disintegrazione della UE ha gettato le sue ombre sull’Europa, le elezioni del 2017 in Francia e Germania hanno posto fine all’ondata di Euroscetticismo. Solo per poco tempo però. La vittoria dell’Euro-entusiasta Macron in Francia ed un quarto mandato per Merkel in Germania hanno dato luogo a dichiarazioni a favore di una maggiore cooperazione tra stati membri e un rilancio del progetto europeo. Di conseguenza, sono stati in molti a pensare che il peggio fosse passato e che la Brexit non avesse avuto l’effetto spillover che molti analisti temevano. Ma le elezioni in Repubblica Ceca, alla fine di questo mese, potrebbero cambiare il corso degli eventi. Poco trattate nella stampa internazionale, queste elezioni comportano un rischio per l’integrazione europea: c’è un possibile Czechxit in gioco.

I cechi e l’immigrazione

La Repubblica Ceca ha una storia migratoria piuttosto breve. Per molto tempo paese d’emigrazione, la sua situazione è cambiata con la caduta del Muro di Berlino (Čaněk and Čižinský, 2011). Il successo della sua transizione verso l’economia di mercato l’ha trasformata in un polo attrattivo nell’Europa dell’Est. Detto questo, la Repubblica Ceca rimane un paese relativamente omogeneo sul piano etnico. I dati Eurostat (per maggiori informazioni, si veda il Ventitreesimo rapporto nazionale della Fondazione ISMU, disponibile a dicembre 2017) mostrano che, nel 2014, il 91,7% della popolazione del paese era ceca di origini ceche, una cifra piuttosto alta in UE 28.

Specularmente, il tema dell’immigrazione non è mai stato molto rilevante nell’opinione pubblica ceca, salvo in questi ultimi anni, nei quali tale importanza è drasticamente aumentata (figura 1). Dal 2007 al 2014, la rilevanza del tema in Repubblica Ceca era in media 7 punti percentuali sotto la media della UE28. È poi significativamente aumentato fino a raggiungere un picco del 47% nell’autunno 2015, con 11 punti percentuali sopra la media della UE28.

Figura 1 – Importanza dell’immigrazione nell’opinione pubblica ceca e UE28 (%)

Fonte: elaborazione ISMU su datiEurobarometer.Domanda: what are the two most important issues facing (your country)?

Politica ceca, immigrazione e futuro della UE

Tale rilevanza dell’immigrazione ha probabilmente creato terreno fertile per la crescita di un partito anti-establishment già forte in precedenza: l’ANO, con alla testa il milionario Andrej Babiš. Secondo l’Express, l’ANO potrebbe essere il grande vincitore delle elezioni del 20 e 21 ottobre 2017. Con il 26,5% dei voti nei sondaggi, l’ANO supera le percentuali dei Social Democratici (ČSSD; 14,5%) e del Partito Comunista (KSČM; 13%). Una vittoria dell’Euroscettico e anti-immigrazione Babiš potrebbe far precipitare il paese verso un Czechxit. Non è la prima volta che la Repubblica Ceca si misura con tale rischio. Pur trattandosi di un membro recente della UE (dal 2004), il presidente della Repubblica Milos Zeman aveva già proposto un referendum sullamembership dopo il voto dei britannici a favore della Brexit (il governo ceco rigettò tuttavia tale proposta). In quel periodo, l’Euroscetticismo era piuttosto diffuso nel paese: il 61,6% dei cechi dichiarava di non avere tendenzialmente fiducia nella UE (Eurobarometer 85, 2016). A maggio 2017, era il 63% a sostenere tale posizione, facendo della Repubblica Ceca il secondo paese più euroscettico in Europa (dopo la Grecia, 76%; Eurobarometer 87, 2017). Interessante  è il fatto che quando Zeman chiese un referendum, Babiš non sostenne l’iniziativa. In queste elezioni la sua posizione sul tema sembra tuttavia mutata.

Malgrado la scarsa attenzione ad esse dedicata nella stampa internazionale ed europea, queste elezioni sono di grande interesse sul piano politico. Da un lato un altro paese potrebbe uscire dall’Unione; dall’altro la Repubblica Ceca sembra un caso sintomatico della tendenza prevalente nell’Europa Centrale e dell’Est. Questi paesi sono caratterizzati da una rilevanza crescente dell’immigrazione nell’opinione pubblica e da un sempre minor supporto per una politica comune della migrazione. Le mappe 1 e 2 sono eloquenti in merito. Tutte e due le mappe coprono il periodo che va dall’autunno 2014, quando la rilevanza dell’immigrazione cominciava ad aumentare nell’opinione pubblica di tutta Europa (si veda figura 1), alla primavera del 2016, quando essa tornava a decrescere. Questo periodo è di grande interesse in quanto copre l’inedito aumento dei flussi migratori del 2015. La mappa 1 riassume l’aumento della rilevanza dell’immigrazione nell’opinione pubblica. Mostra come tale importanza sia cresciuta in tutti i paesi della UE, con l’aumento più ridotto in Portogallo (11,2 punti), e l’aumento più significativo in Ungheria (48,7 punti) (si veda tabella 1 sotto). La mappa 2 mostra il cambiamento nelle percentuali di persone che si dichiarano contro una politica europea delle migrazioni. Il cambiamento è maggiore nei paesi baltici, in Polonia, in Repubblica Ceca, in Slovacchia, in Ungheria, in Romania ed in Bulgaria (si veda tabella 1 per maggiori informazioni).

Mappa 1 – Aumento dell’importanza dell’immigrazione nell’opinione pubblica tra l’autunno 2014 e la primavera 2016

 

Fonte: elaborazioni ISMU su datiEurobarometer.

Mappa 2 – Aumento della percentuale di europei contro una politica comune delle migrazioni tra l’autunno 2014 e la primavera 2016

 

 

Fonte: elaborazioni ISMU su dati Eurobarometer.

Non sorprende che la Repubblica Ceca fosse tra gli oppositori al meccanismo di ricollocamento dei richiedenti asilo provenienti dalla Grecia e dall’Italia, insieme ad Ungheria, Slovacchia e Romania; tutti e quattro i paesi hanno votato contro il testo all’origine del meccanismo nel 2015. È interessante ora guardare alla co-variazione tra l’aumento della rilevanza, l’aumento delle persone contrarie alla politica comune e l’aumento della sfiducia nell’UE. La tabella 1 riassume i cambiamenti su questi tre aspetti tra l’autunno 2014 e la primavera 2016. La prima colonna presenta il cambiamento, in punti percentuali, nei cittadini che dichiarano che l’immigrazione è una delle due questioni più importanti che la UE deve affrontare; la seconda colonna presenta il cambiamento nelle persone che si dichiarano contro una politica comune; e la terza colonna presenta il cambiamento nel grado di sfiducia nell’UE (quindi un valore negativo significa che le persone si fidano della UE meno nel 2016 che nel 2014).

La repubblica Ceca è a tale proposito un esempio interessante: la rilevanza dell’immigrazione è aumentata di 40,7 punti percentuali dal 2014 al 2016. In modo simile, la percentuale di coloro che si dichiarano contro una politica comune su tale questione è aumentata di 20,4 punti; una cifra tra le più alte in Europa. Infine, la percentuale delle persone che dichiarano la loro fiducia nell’UE è scesa di 14,6 punti; la diminuzione maggiore nella UE. Riguardo i paesi dell’Europa Centrale e dell’Est, si prefigura l’esistenza di una relazione tra i tre item menzionati sopra.

Tabella 1 – Cambiamenti nell’opinione pubblica rispetto a: importanza dell’immigrazione, supporto a una politica UE delle migrazionie fiducia nella UE; tra autunno 2014 e primavera 2016 (punti percentuali).

Fonte: elaborazioni ISMU su dati Eurobarometer.

Abbiamo venduto la pelle dell’orso prima di averlo ucciso?

In effetti, abbiamo probabilmente venduto la pelle dell’orso troppo presto. Le elezioni del 2017 hanno sconfitto l’estrema destra quasi ovunque: in Austria (fine 2016), in Olanda, in Francia, nel Regno Unito e in Germania. Recentemente, l’arrivo al potere di Macron e Merkel e anche le loro dichiarazioni congiunte di rilancio della costruzione europea sembravano respingere le paure dello smantellamento dell’Unione. Su questa base, la Commissione Europea ha proposto un piano alla fine di settembre per attivare un canale d’ingresso legale nella UE per i richiedenti asilo. Tuttavia, il rifiuto da parte di alcuni stati membri di votare e, poi, implementare il meccanismo di ricollocamento malgrado la sua adozione formale alla maggioranza qualificata (si veda figura 2) è sintomatico delle crescenti tensioni nell’UE sulle politiche migratorie.

Figura 2 – Percentuale di richiedenti asilo effettivamente ricollocati dall’Italia e dalla Grecia in confronto con le quote stabilite dalle Decisioni UE; al 4 settembre 2017

Fonte: Elaborazione ISMU su dati Commissione Europea.

Detto questo, è possibile affermare che il preoccupante aumento dell’euroscetticismo nella Repubblica Ceca corrobori l’ipotesi di un referendum di tipo Czechxit in questo paese? È vero, i sondaggi lasciano intravedere la possibilità che l’ANO vinca le elezioni, ma due elementi mettono in dubbio un tale scenario. Innanzitutto, con il 26,5% dei voti previsti, l’ANO non potrebbe governare da solo e dovrebbe costituire una coalizione con altri partiti meno Euroscettici; ciò avrebbe la conseguenza di alterare la sua capacità di far valere la propria posizione sul Czechxit. In secondo luogo, l’ANO è già parte della coalizione al governo e non sembra andare avanti con la sua agenda politica. Ora che Babiš è appena stato accusato di frode, le elezioni potrebbero facilmente prendere una nuova svolta.