Storie di nuove generazioni
di Francesca Serva
In occasione della Festa della Repubblica, ISMU ha raccolto la testimonianza di due ragazzi di nuova generazione, Ada Ugo Abara, 25 anni, e SiMohamed Kaabour, 35 anni, che fanno parte del Coordinamento Nazionale Nuove Generazioni Italiane (CoNNGI). In queste due interviste raccontano del loro impegno a favore di un’Italia più equa e solidale, in linea con i valori della nostra Repubblica. Ecco le loro storie.
Ada Ugo Abara
Anche se ha solo 25 anni Ada Ugo Abara di strada ne ha già fatta tanta. Arrivata in Italia a soli 10 anni da Benin City, in Nigeria, per ricongiungersi a sua madre già in Italia, Ada ha studiato nel nostro paese, vive a Treviso e da poco ha conseguito la laurea magistrale in Cooperazione, sviluppo e innovazione nell’economia globale a Torino. Lei è una di quei tanti ragazzi di seconda generazione che combattono ogni giorno per un’Italia più equa e solidale, in cui la parità dei diritti sia assicurata a tutti. Un impegno che la giovane studentessa mette in pratica attraverso Arising Africans, l’associazione di afroitaliani, africani e italiani che ha fondato a Padova due anni fa e che ha lo scopo di rilanciare l’immagine dell’Africa destrutturandone gli stereotipi. Ada fa anche parte del Coordinamento Nazionale Nuove Generazioni Italiane (CoNNGI) ed ha preso parte attivamente al dibattito sulla nuova legge sulla cittadinanza in discussione al Senato affinché se ne accelerasse l’approvazione definitiva. Il suo sogno è quello di lavorare per lo sviluppo dei paesi africani attraverso progetti imprenditoriali.
Ada di cosa vi occupate con Arising Africans?
“Vogliamo far conoscere a tutti la realtà degli afrodiscendenti per dare un’immagine diversa del continente africano e degli afro che vivono in Italia. Siamo molto impegnati nelle scuole, medie e superiori, dove organizziamo laboratori sulla cittadinanza e sulle nuove generazioni. Inoltre da due anni organizziamo un festival afroitaliano, che quest’anno si terrà il 18 giugno e si chiamerà “Arising in festa”, in cui alterneremo momenti di intrattenimento, balli e musica dal vivo a momenti più strettamente culturali”.
Cosa pensi della nuova legge sulla cittadinanza in discussione al Senato?
“Penso che questa legge, che coinvolge circa un milione di ragazzi di origini straniere, stia aspettando da troppo tempo. Rispetto alla legge del 92, ancora in vigore, è sicuramente un passo in avanti, anche se presenta qualche criticità: per esempio il fatto che ai genitori dei bambini nati in Italia venga richiesto un permesso per soggiornanti di lungo periodo , una tipologia di permesso che prevede dei vincoli di reddito non trascurabili”.
Tu hai ottenuto la cittadinanza?
“Non ancora: ho iniziato da tempo ma i documenti sono ancora fermi all’ambasciata italiana in Nigeria a causa delle lungaggini burocratiche. Questo mi ha impedito di fare tantissime cose: per esempio non posso partecipare ai bandi di concorso, nei quali normalmente si richiede la cittadinanza. Per lo stesso motivo non ho potuto richiedere la borsa di studio Erasmus, come invece hanno fatto tanti miei compagni di università”.
Che rapporto hai con la Nigeria?
“Sono legata ai miei familiari che sono rimasti a vivere lì. Infatti ci sentiamo spessissimo su WhatsApp e Facebook.Purtroppo però da quando sono venuta in Italia non sono più stata in Nigeria e mi piacerebbe andarci quanto prima”.
Ti senti più legata alla cultura italiana o a quella del tuo paese di origine?
“Provo un senso di doppia appartenenza. Mi sento al cento per cento italiana e al cento per cento nigeriana. Nel mio modo di rapportarmi con il mondo entrano in gioco le mie due anime, i miei due bagagli culturali. Recentemente sono andata al 90esimo raduno degli alpini a Treviso, la mia città e mi sono sentita più patriottica che mai. Poi c’è il mio lato nigeriano che mi ha aiutato in diverse occasioni: quando affronto un problema per esempio non mi lascio prendere dall’ansia e dall’agitazione, ma penso che una soluzione si trova sempre”.
Per te che significato ha la festa della Repubblica e come la festeggerai?
“Per me il 2 giugno sarà una festa della democrazia e della cittadinanza. Festeggio la Repubblica italiana come è oggi, una Repubblica che coinvolge tutti, vecchie e nuove generazioni italiane, con o senza background migratorio”.
SiMohamed Kaabour
SiMohamed Kaabour, 35 anni, è uno dei tanti nuovi cittadini italiani di seconda generazione. Di origini marocchine, ha vissuto a Casablanca fino all’età di 9 anni. Poi nel 1992 si è ricongiunto con suo padre, arrivato a Genova nel 1987 dove aveva trovato lavoro come lucidatore. Dopo la laurea in lingue e la specialistica alla Ca’ Foscari a Venezia nel 2011 in programmazione delle politiche sociali, SiMohamed ha iniziato a lavorare prima come mediatore interculturale ed educativo, poi come supplente nelle scuole insegnando francese e infine come insegnate di arabo in un liceo linguistico genovese. Papà di due bambini avuti con una ragazza italiana, SiMohamed, che fa parte del Coordinamento Nazionale Nuove Generazioni Italiane (CoNNGI), è impegnato attivamente a favore dell’integrazione delle nuove generazioni, sia attraverso la collaborazione con l’associazione Nuovi Profili che si occupa di sensibilizzazione alla cittadinanza e plurilinguismo, sia attraverso l’impegno politico. SiMohamed, di fede musulmana, infatti nel 2012 si è candidato come sindaco a Genova con la lista civica Fratelli e fratellastri e quest’anno si presenta come consigliere comunale per la lista Chiamami Genova.
SiMohamed cosa pensi della nuova legge sulla cittadinanza?
“Non la considero completa, ma è pur sempre un passo avanti affinché le persone che nascono e crescono qui si sentano parte integrante dell’Italia. Ormai una riforma della legge sulla cittadinanza era necessaria , perché quella vigente non è più al passo con i tempi”.
Tu sei riuscito a ottenere la cittadinanza?
“Sì, sono italiano a tutti gli effetti. L’avevo chiesta nel 2006 e me l’hanno data nel 2009”.
Hai vissuto in Marocco fino all’età di 9 anni. Che rapporto hai con la tua terra di origine?
“Sono rimasto legato ai miei famigliari che vivono ancora lì. Ci vado a trascorrere le vacanze anche se mi piacerebbe in futuro sviluppare dei progetti simili a quelli che porto avanti in Italia”.
Sei rimasto legato alla cultura delle tue origini?
“Premesso che in me c’è un misto di Italia e Marocco, devo dire che il mio modo di vivere la cultura del mio paese di origine è diverso da quello dei ragazzi di lì. La mia vita infatti è in Italia e la cultura italiana fa parte di me ed è quella che conosco meglio. Sono e mi sento italiano”.
Cosa pensi della Festa della Repubblica?
“Penso che è una festa che ha senso nel momento in cui si celebrano gli italiani sia vecchi che nuovi. Essere cittadini italiani oggi significa vivere secondo i valori costituzionali, che spesso vengono dimenticati”.
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Vedi anche: In aumento i nuovi cittadini, Il punto sulla legge per la cittadinanza