Eleventh report on relocation and resettlement
Il 12 aprile 2017 la Commissione europea ha adottato l’undicesima relazione sui programmi di ricollocazione e di reinsediamento di emergenza dell’UE (COM(2017) 212 final). In questa relazione, la Commissione valuta le azioni intraprese a partire dal 2 marzo 2017 (data della precedente Relazione della Commissione, COM(2017) 202final) e rivolge raccomandazioni mirate agli Stati membri per migliorare questi processi.
Ricollocazione
La Commissione europea ha registrato un aumento delle ricollocazioni da Italia e Grecia verso gli altri Stati membri, ma ritiene che l’attuale ritmo sia comunque inferiore agli obiettivi stabiliti dall’UE per garantire che tutte le persone ammissibili siano ricollocate nei prossimi mesi. Per questo, si richiede un maggiore sforzo agli Stati membri, visto anche che le condizioni preliminari e l’infrastruttura operativa per la ricollocazione sono già pienamente in funzione in Italia e Grecia, e che anche le agenzie dell’UE e le organizzazioni internazionali hanno aumentato le loro capacità.
In particolare, gli Stati membri devono evitare di porre delle preferenze troppo restrittive nella scelta delle persone che vogliono ricollocare, perché questo è un modo per escludere persone che avrebbero diritto ad essere ricollocate. Un altro aspetto da modificare segnalato dalla Commissione riguarda la lunghezza dei tempi di attesa per i trasferimenti: gli Stati dovrebbero limitare i requisiti che causano questi ritardi. Inoltre, la Commissione sottolinea che il ricollocamento dei minori non accompagnati, e in generale delle persone vulnerabili, dovrebbe essere prioritario per gli Stati membri.
Per quanto riguarda l’Italia, finora il paese ha registrato per la ricollocazione 8.000 persone, ma solo nel 2016 sono arrivati circa 20.000 eritrei, che hanno diritto al ricollocamento. Per questo, la Commissione afferma che l’Italia dovrebbe effettuare le procedure di registrazione e identificazione dei candidati ammissibili alla ricollocazione il più velocemente possibile ed ininterrottamente: per raggiungere questo obiettivo, deve incrementare il personale ed informare maggiormente le Questure e i centri di accoglienza sulla procedura di ricollocazione.
Inoltre, un altro problema rilevato in Italia, riguarda la dispersione, nei centri di accoglienza su tutto il territorio, delle persone che hanno diritto alla ricollocazione, anziché il loro soggiorno negli appositi HUB previsti nella Roadmap italiana del 2015: così si rende difficoltosa la procedura e la fase di pre-partenza, ad esempio per le notificazioni e le altre formalità amministrative.
Resettlement
La Commissione ritiene che, per il reinsediamento delle persone in evidente bisogno di protezione interazionale, continuano a compiersi significativi progressi: infatti circa 2/3 delle 22.504 persone previste nelle Conclusioni del 20 luglio 2015 (Programma europeo di reinsediamento), sono già state reinsediate. I principali paesi di provenienza sono la Giordania, il Libano e la Turchia (per quest’ultimo paese, vale anche la dichiarazione UE-Turchia del 18 marzo 2016, che prevede che per ogni siriano rinviato in Turchia dalle isole greche, un altro siriano sia ricollocato dalla Turchia nell’UE). Si rileva che la nazionalità maggiormente interessata al reinsediamento è appunto quella siriana.
Nonostante i progressi generali, la Commissione sottolinea però che le responsabilità tra gli Stati continuano ad essere distribuite in maniera diseguale, perché alcuni di loro non hanno ancora nemmeno dato inizio alle procedure di reinsediamento, mentre altri Stati hanno già raggiunto i loro obiettivi.
Per quanto riguarda l’Italia, l’impegno preso con il Programma europeo di reinsediamento riguarda 1.989 persone e, al momento, sono state reinsediate 938 persone, di cui 577 dal Libano, 208 dalla Turchia (con il meccanismo 1:1), 53 dalla Giordania, 52 dalla Siria e 48 dal Sudan.
APPROFONDIMENTI
→ La Relazione del 12 aprile 2017
→ Dati sulla ricollocazione dall’Italia
→ Situazione dei reinsediamenti