Asilo politico

Le richieste di protezione internazionale esaminate dall’Italia dal 1° agosto del 2012 al 31 luglio del 2013 sono state, secondo il Ministero dell’Interno, poco più di 11mila, a fronte del triplo, quasi 34mila, nello stesso periodo annuale a cavallo tra 2011 e 2012; già nel 2012 l’European Asylum Support Office (Easo) collocava l’Italia al primo posto per riduzione relativa delle domande nel 2012 rispetto al 2011 nell’Unione Europea (-49% a fronte di una media EU del +11%), in valori assoluti sempre dietro a Germania (78mila richieste nel 2012) e Francia (61mila), ma superata anche da Svezia, Belgio, Regno Unito e sui livelli dell’Austria al sesto posto.

Tra il 1° agosto 2012 e il 31 luglio 2013 in Italia, però, lo status di rifugiato (valido 5 anni) è stato riconosciuto al 14% dei richiedenti, quello di protezione sussidiaria (valido 3 anni) a un ulteriore 25%, quello di protezione umanitaria (valido un anno) ad una quota del 25%, mentre solo il 35% delle domande ha avuto esito negativo. Anche secondo l’Easo più del 60% delle “prime domande” di protezione presentate in Italia nel 2012 ha avuto esito positivo, al secondo posto in Europa dietro Malta (90%), con un valore più che doppio rispetto alla media comunitaria che è invece del 28% — il 14% riconosciuti rifugiati, l’11% con protezione sussidiaria e il 2% con protezione umanitaria — pari al livello della Germania, mentre la Francia ha avuto un tasso di riconoscimento inferiore al 15%.

In generale nell’UE le decisioni mediamente più positive nel 2012 sono state per i siriani (nel 79% dei casi), gli iraniani (46%), i somali (41%) e gli afghani (39%); più indietro — tra le dieci aree di provenienza considerate principali — iracheni (con un tasso del 24%), russi (18%), pakistani (17%), congolesi (16%), bangladeshi (9%) e cittadini dei Balcani (5%).